martedì 8 aprile 2008

ANCHE ALLA COTOLETTA LA DENOMINAZIONE DI MILANO, LA DE.CO DI MILANO

Anche la cotoletta entra a pieno titolo nel pantheon gastronomico milanese grazie alla nuova nuova denominazione comunale di piatto tipico. Oltre alla storica costoletta impanata, le cui prime testimonianze risalgono al 1134 e che riuscì a solleticare persino il palato del generale Radetzky, la giunta di Palazzo Marino ha voluto certificare come ricette ambrosiane doc anche il ministrone alla milanese, il rostin negàa, il mondeghili e la barbajada, la tipica bevanda a base di cioccolato panna e caffé inventata nel 1778 da Domenico Barbaja.Salgono così a 10 i piatti tipici che hanno ricevuto la De.Co di Milano (erano già stati certificati il risotto allo zafferano, la michetta, la cassoela, l’ossobuco e il panettone) e oggi saranno individuabili anche grazie al nuovo logo dell'arte culinaria milanese che raffigura la silouhette stilizzata del Duomo.Questo nuovo marchio sarà affisso in tutti i ristoranti che propongono le ricette tradizionali: “Milano è una delle poche metropoli del mondo - ha spiegato l’assessore comunale alle attività produttive, Tiziana Maiolo - ad avere una cucina propria, fortemente legata alla sua storia e alle sue tradizioni. Con l’assegnazione dell’Expo 2015 il nostro obiettivo è far diventare Milano la capitale del food e rendere riconoscibile e unico il Milan Style”. Tutte le pietanze che hanno ricevuto la De.Co entreranno in uno speciale ricettario che raccoglierà tutti gli accorgimenti per preparare questi piatti come la tradizione insegna.

Fonte: Wine News

sabato 5 aprile 2008

ACIDULARE

E' un'operazione che serve a non fare annerire ortaggi e verdure. Si immergono gli alimenti in acqua allungata con aceto o limone. Es: si fa molto frequentemente con i carciofi.

ACCOSCIARE

Disporre le cosce affiancate al corpo dell'animale.

Sushi Napoletano

Per quattro persone
Spaghetti g r 250
Tonno crudo gr 200 solo polpa
Olio exstravergine 1 tazzina da caffé
Aglio 1 spicchio
Prezzemolo q b
Peperoncino 1

Cuocere gli spaghetti in abbondante acqua salata, scolare e adagiarli su un tagliere unire un filo d’olio e tagliarli piccolissimi come il riso. Preparare un trito d’aglio, peperoncino e prezzemolo, in padella mettere il trito e fare rosolare aggiungere il prezzemolo e un mestolo d’acqua di cottura, aggiungere il trito di spaghetti, cuocere per qualche minuto, fare intiepidire il composto in una ciotola. Tagliare il Tonno a cubetti condire con olio e sale amalgamare con gli spaghetti se occorre aggiustare di sale. Passare il tutto in coppetta da martini. Servire con prezzemolo e spaghetti fritti.
Fonte: Positano news

Vino adulterato, Brunello di Montalcino sotto accusa. Ue chiede spiegazioni

Un esperimento, un blog, un esposto alla procura: potrebbero essere queste le tappe che hanno portato in un primo momento i Nas di Firenze e poi la Guardia di finanza di Siena a mettere le mani sulle ricette di shake che dimostrerebbero come il Sangiovese padre del Brunello di Montalcino sia stato mescolato ad altri vitigni un poco meno nobili, scatenando quello che ormai i produttori di Brunello chiamano “inferno”. L‘“affaire” che sta sconvolgendo il mondo del vino toscano (e non solo) nascerebbe così, da un esperimento di mescolamento di uve tentato in passato (nel 1996) e destinato ad altra etichetta, finito su un libro poi su un blog e preso ad esempio: il world system, internet nella specie, ha diffuso la notizia e avrebbe tentato i produttori portandoli a “risolvere” in modo alternativo rispetto al disciplinare (rigidissimo) il problema dell’esportazione in Paesi dove si ama di più un vino meno impegnativo rispetto a quello nato dalla purezza del Sangiovese. Così nascono le ricette - segretissime - dello shake trovate e sequestrate dalla Guardia di finanza. Fiamme gialle che sarebbero comunque state “indirizzate” nel giro tra i vitigni dall’esposto, presentato in procura a Siena, da un produttore di Brunello “purista” e per questo abituato a imbottigliare solo vino proveniente da vitigni di Sangiovese grosso. Operazione nobile che merita la sua Docg, ma che sul mercato fa fare, probabilmente, meno affari (sopratutto sul mercato extraeuropeo) rispetto ad un Brunello più morbido e meno impegnativo. Le Fiamme gialle avrebbero trovato e sequestrato anche i rapporti del Consorzio (che ha potere ispettivo) dove era già stata registrata la presenza di vitigni alieni promiscui con i vitigni regolati dal severo disciplinare del Brunello. Certo, nessuna sofisticazione: però il rischio - se accertate tutte le responsabilità del caso - è grosso sia da un punto di vista dell’immagine che per l’ aspetto economico. Prima di tutto certe etichette potrebbero essere declassate e perdere la denominazione di origine controllata e garantita, la celebre Docg, a favore di una più umile Igt (l’ indicazione geografica tipica, a basso contesto territoriale). Poi, è a rischio il nome: “Brunello” vende perchè è “Brunello” all’ estero, dove il palato è meno fine e il made in Italy una garanzia vera.
Fonte: Ansa

Mangiamoci gli insetti

Libri di ricette e pranzi di nozze a base di larve. Bruxelles valuta l’ok alla vendita
La sposa era bellissima. Il fatto che stesse sgranocchiando larve della farina alla griglia non toglieva nulla al suo sorriso raggiante. «Sono buone e fanno bene» giura Peter De Batist, il profeta della cucina invertebrata che ieri ad Anversa ha coordinato il più insolito dei catering matrimoniali. «Bruchi o vermi» direbbe l'uomo della strada, incapace di riconoscere in quell’essere flaccido e trasparente il Tenebrio molitor, a quanto pare una delizia nel suo genere. «È squisito, sa di noce di mandorla» assicura l’ecologista belga, evidentemente goloso di giovani tarme: «Di cosa vi sorprendete? Due terzi della popolazione mondiale mangia insetti tutti i giorni». Se ci andrà male, se il riscaldamento globale porterà l’opulento occidente sull’orlo della carestia, potrebbe essere questo il futuro delle nostre tavole. Ma l’assertivo De Batist, fiammingo di Borgerhout, 62 anni, da venti convinto entomofago, sostiene che anche se andrà bene potrebbe essere una succosa opportunità alimentare. Per non sbagliarsi ha scritto un libro di analisi e ricette che uscirà in ottobre con un titolo che non lascia dubbi, «L'uomo è un mangiatore di insetti». «Migliaia di belgi e olandesi sono ormai consapevoli che cavallette e grilli sono pietanze sopraffine», spiega. Deve essere vero, se persino l’Agenzia per la sicurezza alimentare di Bruxelles sta valutando se concedere il via libera alla commercializzazione nei supermercati del paese piatto. Secondo una stima scientifica 1417 specie appartenenti a 628 generi e 112 famiglie sono consumate quotidianamente da tremila etnie. Anche le Nazioni Unite hanno aperto un apposito dossier, solleticate da chi difende la commestibilità degli insetti in funzione della loro ricchezza di vitamine, ferro e aminoacidi nonché per la qualità dei loro grassi e proteine. A New York il menù invertebrato è tradizione dal 1904, da quando cioè esiste il Club degli Esploratori che, ogni anno, si ritrova al Waldorf Astoria e consuma piatti traboccanti di creature a sei zampe. La fonte di ispirazione è chiara, in numerose regioni dell’Africa vengono comunemente servite le torte kungu a base di mosche tritate, bollite e seccate al sole. Chi le ha assaggiate rileva che hanno il gusto del caviale e ricordano un'altra specialità prelibata, le locuste fritte. Il loro tasso proteinico è sei volte superiore a quello del fegato di mucca. Analogo è il valore del «Bombyx mori», la cui larva è comunemente nota come «baco da seta»: l’80% della sua massa è costituita da proteine. Senza andare troppo lontano fra giungle e pianure desolate, il Messico si propone come capitale degli entomofagi. I vermi della pianta di agave sono richiesti per la loro capacità di esaltare il gusto della tequila e sono venduti sul mercato a 250 dollari il chilo. Un prezzo, questo, sfiorato anche dalle escamoles (uova di formica) che, quand’è stagione, invadono i banconi dei bar affondate in una salsa all’aglio, un aperitivo che molti giudicano irresistibile. Del resto ogni singola bottiglia di Mezcal, liquore diffuso nel centroamerica, contiene un verme. Questione di gusti. Davanti allo sguardo inorridito dei più, gli entomofagi replicano che, in fondo, noi occidentali abbiamo una passione per le lumache e i molluschi, che - a loro dire - non sono altro che i cugini degli insetti. «Perché son senza spine», affermano chiosando la Società dei Magnaccioni. I vantaggi, insistono, vanno oltre le proprietà salutari delle «carni». Gli insetti si riproducono più facilmente degli animali da cortile: «Possono sfamare il mondo: mucche e maiali sono i Suv della cucina; gli scarafaggi, le biciclette». De Batist, che nel nome ci ricorda il Battista originale e i suoi 40 giorni nel deserto a base di cavallette, sostiene che l’Europa non può rinunciare a grilli fritti e torte di mosche. Nel suo libro di ricette propone delicatessen quali i «cookies alle larve» o i «bigné di grilli». Per lui è solo l'inizio. Dove si andrà a finire non si sa. Non ancora, almeno.
Fonte: La Stampa