sabato 5 aprile 2008

Vino adulterato, Brunello di Montalcino sotto accusa. Ue chiede spiegazioni

Un esperimento, un blog, un esposto alla procura: potrebbero essere queste le tappe che hanno portato in un primo momento i Nas di Firenze e poi la Guardia di finanza di Siena a mettere le mani sulle ricette di shake che dimostrerebbero come il Sangiovese padre del Brunello di Montalcino sia stato mescolato ad altri vitigni un poco meno nobili, scatenando quello che ormai i produttori di Brunello chiamano “inferno”. L‘“affaire” che sta sconvolgendo il mondo del vino toscano (e non solo) nascerebbe così, da un esperimento di mescolamento di uve tentato in passato (nel 1996) e destinato ad altra etichetta, finito su un libro poi su un blog e preso ad esempio: il world system, internet nella specie, ha diffuso la notizia e avrebbe tentato i produttori portandoli a “risolvere” in modo alternativo rispetto al disciplinare (rigidissimo) il problema dell’esportazione in Paesi dove si ama di più un vino meno impegnativo rispetto a quello nato dalla purezza del Sangiovese. Così nascono le ricette - segretissime - dello shake trovate e sequestrate dalla Guardia di finanza. Fiamme gialle che sarebbero comunque state “indirizzate” nel giro tra i vitigni dall’esposto, presentato in procura a Siena, da un produttore di Brunello “purista” e per questo abituato a imbottigliare solo vino proveniente da vitigni di Sangiovese grosso. Operazione nobile che merita la sua Docg, ma che sul mercato fa fare, probabilmente, meno affari (sopratutto sul mercato extraeuropeo) rispetto ad un Brunello più morbido e meno impegnativo. Le Fiamme gialle avrebbero trovato e sequestrato anche i rapporti del Consorzio (che ha potere ispettivo) dove era già stata registrata la presenza di vitigni alieni promiscui con i vitigni regolati dal severo disciplinare del Brunello. Certo, nessuna sofisticazione: però il rischio - se accertate tutte le responsabilità del caso - è grosso sia da un punto di vista dell’immagine che per l’ aspetto economico. Prima di tutto certe etichette potrebbero essere declassate e perdere la denominazione di origine controllata e garantita, la celebre Docg, a favore di una più umile Igt (l’ indicazione geografica tipica, a basso contesto territoriale). Poi, è a rischio il nome: “Brunello” vende perchè è “Brunello” all’ estero, dove il palato è meno fine e il made in Italy una garanzia vera.
Fonte: Ansa

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